I QUADERNI DEL GENTILE

Collana di documentazione e saggi diretta da Galliano Crinella

Il Gentile da Fabriano. Due anni di premio 2021 2022

Fabriano 2023

Nel quattordicesimo dei “Quaderni del Gentile” sono raccolti i contenuti delle ultime due edizioni del Premio nazionale Gentile da Fabriano, la XXV (2021), sul tema: “Sfide e opportunità in un tempo difficile”, la XXVI (2022), sul tema: “Dopo la guerra”, promosse ed organizzate dall’Associazione “Gentile Premio”. Di ognuna delle due edizioni si riportano le motivazioni con le quali la Giuria ha conferito il Premio, gli interventi dei premiati, il repertorio fotografico e la composizione della Giuria. Alla fine del Quaderno si fornisce l’elenco complessivo dei premiati (1997-2022). Nelle due edizioni sono stati confermati i patrocini della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero della Cultura, della Regione Marche, dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, dell’Unione Montana dell’Esino Frasassi e del Comune di Fabriano. Sostenitori dell’evento: Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Diatech Pharmacogenetics, Faber S.p.A., Regione Marche, Fabriano (Gruppo Fedrigoni S.p.A.), Liondx. Con la XXV edizione, essendo stato eletto il nuovo Rettore dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo nella persona del Chiar.mo Prof. Giorgio Calcagnini, la presidenza della Giuria, da Statuto, è stata assunta da quest’ultimo. Il Prof. Calcagnini sarà presidente della Giuria per sei anni, il periodo del suo mandato rettorale.
La cerimonia conclusiva della XXV edizione, condotta da Giorgia Cardinaletti, giornalista del Tg1, si è tenuta, nel rispetto delle regole anti-covid, presso il Teatro Gentile, sabato 9 ottobre 8 2021. Per l’occasione abbiamo ricevuto dal Dott. Luigi Delli Paoli, Capo del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica (Servizio per le Adesioni Presidenziali) il seguente messaggio: “Gentile Presidente, ho il piacere di trasmetterLe l’unita medaglia che il Capo dello Stato ha voluto destinare, quale Suo premio di rappresentanza, alla XXV edizione del Premio nazionale Gentile da Fabriano sul tema: “Sfide e opportunità in un tempo difficile”, in memoria del Senatore Carlo Bo nel ventennale della scomparsa, in programma a Fabriano il prossimo 9 ottobre. L’occasione mi è gradita per farLe giungere, insieme con l’augurio per il successo dell’iniziativa, i saluti più cordiali”. La lettera era stata inviata il 21/09/2021 (protocollo 0080725P) al sottoscritto, Presidente dell’Associazione “Gentile Premio”. Inutile dire che ne siamo stati ben felici ed onorati, anche a riconoscimento del rigore e dell’impegno con cui abbiamo organizzato le venticinque edizioni del Premio. Un riconoscimento naturalmente anche alla città e a tutti coloro che hanno dato il loro contributo, a diverso titolo, per la buona riuscita dell’evento.
Nella stessa XXV edizione, per ricordare la figura e l’opera del Sen. Carlo Bo, sono stati pubblicati, grazie al sostegno di Diatech Pharmacogenetics e Fedrigoni Paper, in coedizione con “QuattroVenti”, editore in Urbino, due volumi: Per un omaggio a Carlo Bo e Carlo Bo, Don Mazzolari e altri preti. Il primo volume, curato da me, contiene nella prima parte un’ampia antologia di testi del critico letterario ligure, con la presentazione dello scrittore Paolo Di Stefano, Carlo Bo, il predicatore resistente, e una seconda parte: Artisti per Carlo Bo, curata da me e Sandro Pazzi, con l’introduzione di Nunzio Giustozzi, Sguardi, emozioni, impronte. Questi gli artisti: Tullio Pericoli (in copertina), Mario Giacomelli, Paolo Annibali, Alfredo Bartolomeoli, Pascual Blanco, Lorenzo Bruno, Renato Bruscaglia, Mauro Cappelletti, Daniela Cataldi, Umberto Franci, Francesco Garofoli, Andrea Gentili, Roberto Gianinetti, Pino Guzzonato, Raffaele Iommi, Vittorio Manno, Simone Massi, Sandro Pazzi, Giordano Perelli, Riccardo Piccardoni, Irene Podgornik Badia, Angelo Rizzelli, Raimondo Rossi, Athos Sanchini, Emanuele Satolli, Roberto Stelluti, Sandro Trotti.
L’altro volume, Carlo Bo, Don Mazzolari e altri preti, è la seconda edizione del volume già edito, a cura di Gastone Mosci e Rienzo Colla, presso la Locusta di Vicenza nel 1979. Il volume è arricchito dalla riproduzione di nove opere del maestro urbinate Renato Bruscaglia, tutte acqueforti su zinco, e contiene un’ampia introduzione di Sua Eminenza il Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. La cerimonia conclusiva della XXVI edizione, condotta da Giorgia Cardinaletti, giornalista del Tg1, si è tenuta presso il Teatro Gentile sabato 8 ottobre 2022, con ampia partecipazione di cittadini, autorità religiose, militari e civili, con una rappresentanza di giovani studenti delle scuole secondarie fabrianesi accompagnati da alcuni loro insegnanti. Un ringraziamento particolare ad Angela Bruschi per la pregevole regia dei video proiettati dopo il conferimento del Premio ai singoli premiati.
Galliano Crinella
Direttore generale del Premio nazionale Gentile da Fabriano

Il Gentile da Fabriano. Due anni di premio 2019 2020

Fabriano 2021

Sono raccolti in questo “Quaderno del Gentile”, il tredicesimo, i contenuti delle ultime due edizione del Premio nazionale Gentile da Fabriano, la XXIII (2019) e la XXIV (2020). Per ognuna delle due edizioni sono riportate le motivazioni del Premio oltre che gli interventi dei premiati, i testi dell’intermezzo letterario di Luca Violini, la Giuria, l’elenco complessivo dei premiati, un repertorio fotografico. Il Premio, fondato dal Sen. Carlo Bo nel 1997, si è avvalso del patrocinio dei seguenti enti: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Comune di Fabriano, Regione Marche, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, Unione Montana dell’Esino Frasassi. È sponsorizzato da Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Fabriano (Gruppo Fedrigoni S.p.A.), Faber S.p.A., Diatech Pharmacogenetics Srl,Ueber Srl.
La cerimonia conclusiva della XXIII edizione, condotta da Barbara Capponi, giornalista Tg1, si è tenuta nella splendida cornice dell’Oratorio della Carità il 12 ottobre 2019. Cinque le Sezioni: “Vite di italiani”; “Carlo Bo per l’arte e la cultura”; “Scienza, ricerca e innovazione”; “Economia, lavoro e società”; “Officina marchigiana” e il “Premio speciale della Giuria”, quest’ultima presieduta dal prof. Vilberto Stocchi, Rettore dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”. L’evento collaterale, promosso ed organizzato in collaborazione con il Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano, in coincidenza con il secondo centenario de “L’infinito” leopardiano, è stato la Mostra sul tema: “La bellezza della terra”, in cui hanno esposto, negli spazi dello storico Museo, Eros De Finis, Luigi Frappi, Sandro Pazzi e Giulio Santoleri. Il Catalogo della Mostra, pubblicato dal Premio in coedizione con QuattroVenti, è curato da Galliano Crinella, e contiene un saggio introduttivo di Gualtiero De Santi.
La cerimonia conclusiva della XXIV edizione, dedicata al Maestro Ennio Morricone, deceduto il 6 luglio 2020 e premiato nella XV edizione 2011, si è tenuta al Teatro Gentile in una tensione organizzativa segnata e condizionata dalla rigorosa osservanza delle regole imposte dalla pandemia da Covid 19, come è ben visibile dalle immagini della sezione fotografica. La cerimonia, condotta da Giorgia Cardinaletti si è aperta con la proiezione dello straordinario intervento sulla musica per il cinema pronunciato nel 2012, dopo il conferimento del Premio, dal Maestro Morricone. Il tema generale dell’edizione 2020 era: “Il futuro che vogliamo”. Queste le Sezioni, alcune modificate nella denominazione: “Vite di italiani”; “Carlo Bo per la cultura, l’arte e la comunicazione”; “Scienza, salute e ambiente”; “Economia, lavoro e innovazione”; “Officina marchigiana”; “Premio speciale della Giuria per la sostenibilità ambientale”.
L’evento collaterale, promosso ed organizzato in collaborazione con il Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano e tenutosi negli spazi espositivi del Museo, è stato la Mostra di Paolo Annibali, Quello che so. Chine su carta, curata da Galliano Crinella e Giorgio Pellegrini, Direttore del Museo fabrianese. Il Catalogo della Mostra è pubblicato dal Premio nazionale Gentile da Fabriano in coedizione con QuattroVenti. Nel corso dell’anno 2020 si è arricchita la Collana “Le Cartelle del Gentile”. Dopo gli omaggi a Carlo Bo, Giovanni Raboni, Mario Giacomelli, Ennio Morricone, Tullio Pericoli, la sesta Cartella è stata dedicata al Maestro Sandro Trotti, autorevolissimo artista premiato nella XIX edizione 2015. Desidero, infine, ringraziare Roberto Carmenati per la collaborazione nell’organizzazione e per il prezioso aiuto nella redazione dei testi.
Galliano Crinella
Direttore generale del Premio nazionale Gentile da Fabriano

Il Gentile da Fabriano. Tre anni di premio 2016 2017 2018

Fabriano 2019

Nel dodicesimo de “I Quaderni del Gentile” è raccolta la documentazione essenziale delle ultime tre edizioni del Premio nazionale Gentile da Fabriano, la XX (2016), la XXI (2017), la XXII (2018). Il Premio, fondato dal Sen. Prof. Carlo Bo nel 1997, è promosso ed organizzato dall’Associazione “Gentile Premio” e si è avvalso del patrocinio dei seguenti enti: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione Marche, Comune di Fabriano, Unione Montana dell’Esino Frasassi. Presidente della Giuria è il Chiar.mo Prof. Vilberto Stocchi, Rettore dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, e cinque sono le Sezioni: Vite di italiani; Carlo Bo per l’arte e la cultura; Scienza, ricerca e innovazione; Economia, impresa e società; Officina marchigiana. A queste si aggiunge, qualora se ne avverta l’opportunità, il Premio Speciale della Giuria. Il Premio è reso possibile dal contributo di: Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana; Faber S.p.A., Fabriano – Gruppo Fedrigoni, Diatech Pharmacogenetics, Ueber, Regione Marche. Per ognuna delle tre edizioni è stato scelto un tema generale entro il quale sono stati ricondotti esperienze, ambiti di ricerca, risorse ed intelligenze che ogni anno il Premio intende portare in evidenza: “Laboratori di futuro” (XX, 2016), “Cantieri di marca” (XXI, 2017), “Il valore del team” (XXII, 2018). Come in passato, collegate con il Premio, sono state promosse alcune iniziative collaterali. Nel 2016, nel periodo 2 – 31 luglio, in collaborazione con l’Accademia Raffaello, si è tenuta ad Urbino, presso la Casa natale di Raffaello – Bottega di Giovanni Santi, la Mostra di opere fotografiche di Mario Giacomelli, Giorgio Cutini ed Eros De Finis, sul tema: “Le mie poetiche Marche”. Il Catalogo della Mostra, pubblicato in coedizione con Quattroventi e curato da Galliano Crinella, contiene testi critici di Gualtiero De Santi e Katia Migliori, e poesie di Eugenio De Signoribus. Nel 2017, in collaborazione con il Museo della Carta e della filigrana di Fabriano, si è tenuta dal 7 ottobre al 12 novembre, nella sede di quest’ultimo, la Mostra di Alfredo Pirri: “Memoria di un tempo perduto. Opere 1976 – 2014”. Il Catalogo della Mostra, anche questo in coedizione con Quattroventi e curato da Galliano Crinella e Sandro Pazzi, contiene una dedica di Eugenio De Signoribus e Sandro Trotti insieme con i testi di Lycia Antognozzi, Giocondo Rongoni e Sandro Pazzi. Nel 2018, dal 12 ottobre all’11 novembre, in collaborazione con il Museo della Carta e della filigrana, si è tenuta, nella sede del Museo, la Mostra di Ruoqi Tang “Essere”. Il Catalogo, curato da Galliano Crinella e pubblicato in coedizione con Quattroventi, contiene un’introduzione di Maria Teresa Veneziani e Note autobiografiche dell’artista cinese. La cerimonia di consegna dei Premi, condotta da Barbara Capponi del TG1, ha visto la partecipazione dell’attore Luca Violini che ha interpretato pensieri e opere letterarie i cui contenuti si raccordavano con il tema generale scelto per ogni edizione. I brani delle opere lette da Violini sono contenuti nel quaderno, insieme con le motivazioni, gli interventi dei premiati e il repertorio fotografico. Devo ricordare infine che, a partire dalla XXII edizione 2018, dopo L’angelo della luce di Raimondo Rossi, Piccola divinità di Paolo Annibali è la scultura consegnata ai vincitori del Premio.

Galliano Crinella
Direttore del Premio nazionale Gentile da Fabriano

Il Gentile da Fabriano. Tre anni di premio 2013 2014 2015

Fabriano 2016

Si raccoglie, nell’undicesimo de “I Quaderni del Gentile”, la documentazione essenziale relativa alle ultime tre edizioni del Premio nazionale Gentile da Fabriano, la XVII (2013), la XVIII (2014) e la XIX (2015), le cui cerimonie conclusive, con la consegna dei premi, si sono tenute in Fabriano, presso l’Oratorio della Carità. Il Premio, promosso dall’Associazione “Gentile Premio” e diretto da chi scrive, ha conservato nel triennio le quattro Sezioni tradizionali: Vite di italiani; Carlo Bo per l’arte e la cultura; Economia, impresa e società; Scienza, ricerca e innovazione, e ne ha aggiunte altre due, Of cina marchigiana e Giovani. La Sezione Officina marchigiana nasce dalla trasformazione della Sezione Segnalazione per la promozione di beni e attività culturali nella Regione Marche (XVI edizione 2012) mentre la Sezione Giovani è stata inserita nella XIX e ultima edizione (2015). Così vengono in qualche modo recuperate le Sezioni Marche, delle prime sei edizioni (1997 – 2002), Impresa e società nelle Marche, delle quattro edizioni 2003, 2004, 2005 e 2006, e Giovani, presente nelle prime cinque edizioni (1997 – 2001). Nelle edizioni 2013 e 2014 la Giuria ha conferito anche il Premio speciale. Nell’edizione 2014 si è aggiunto il Premio speciale evento 2014, assegnato all’Ordine dei Frati Minori e consegnato al Ministro Generale Fr. Michael Anthony Perry.
Nalla prima e nelle successive edizioni, gli enti patrocinatori dell’evento sono stati: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Comune di Fabriano e Regione Marche. Per quanto concerne gli enti sostenitori, Fondazione Veneto Banca e Ueber Srl si sono aggiunti a Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Fabriano Spa (Gruppo Fedrigoni), Veneto Banca e Regione Marche.

Tullio Colsalvatico, Lo spirito della terra marchigiana

Fabriano 2015

Pubblicato dall’Istituto internazionale di Studi Piceni, per volontà di padre Stefano Troiani, agli inizi degli anni sessanta del secolo scorso e non più disponibile, vede ora la luce la seconda edizione del saggio di Tullio Colsalvatico, Lo spirito della terra marchigiana, che ci dà, con estrema e poetica leggerezza, un quadro essenziale, centrato su rapide e originali annotazioni storiche in cui sono condensate alcune delle più alte espressioni della cultura, di ambienti, città e territori. Un volo libero che restituisce i fermenti imperituri e fornisce un’elegante rappresentazione dello spirito e dell’orgoglio dei marchigiani, la loro operosità insieme con le abitudini e i modi di vivere. Viene così ad esaltarsi, all’interno di una realtà varia e differenziata, il senso dell’equilibrio e delle compresenze: la regione del cantore del dolore, Giacomo Leopardi, e del cantore della gioia, Gioachino Rossini. Il saggio dello scrittore tolentinate è corredato da dodici pregevoli opere pittoriche di Francesco Garofoli, raffinato artista sassoferratese, venuto a mancare pochi mesi orsono, che si sofferma con tratto elegante e creativo su luoghi del cuore e aspetti del paesaggio marchigiano, terra dei dolci colli e delle armonie inimitabili. Nel suo Viaggio in Italia, Guido Piovene ha scritto: “L’Italia, con i suoi paesaggi, è un distillato del mondo, le Marche dell’Italia”. Le opere di Garofoli ne mostrano bene questa naturale e riconosciuta identità.

Galliano Crinella

Il Gentile da Fabriano. Tre anni di premio 2010 2011 2012

Fabriano 2013

Sono raccolti in questo Quaderno gli elementi più sostanziali delle ultime tre edizioni del Premio nazionale Gentile da Fabriano, la XIV (2010), la XV (2011) e la XVI (2012). Il Premio ha conservato nei tre anni la sua struttura in quattro Sezioni: “Vite di italiani”; “Carlo Bo per l’arte e la cultura”; “Economia, impresa e società”; “Scienza, ricerca e innovazione”, ma a queste si è aggiunto il Premio speciale della Giuria e, nel 2012, la “Segnalazione per la promozione di attività e beni culturali nella Regione Marche”. E’ rimasto inalterato il gruppo degli enti patrocinatori: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero per i Beni e le Attività culturali, Regione Marche, Provincia di Ancona, Comune di Fabriano. Nel 2012 non figurano, tra gli sponsor, Faber e Ariston Thermo Group, ma si è aggiunta la nuova e significativa presenza di Veneto Banca ai soggetti che hanno sostenuto l’iniziativa fin dagli inizi: Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Fedrigoni Spa, Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana. Le scelte libere e, possiamo ben dire, di alto profilo che la Giuria, presieduta da Stefano Pivato, Rettore dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, ha saputo fare in questo ultimo percorso mostrano la coerente continuità con gli obiettivi iniziali del Premio: fornire annualmente una rappresentazione viva di alcune tra le esperienze più significative dell’Italia e della nostra regione, spese nei più diversi ambiti dell’operosità e della ricerca.

Giorgio Cutini, Ciò che si rivela

Fabriano 2010

“Ho rispetto per la fotografia documentaristica, di narrazione, sociale o di reportage, ma mi dissocio da essa. Io cerco di lavorare nell’oscurità, attraverso la luce e sono particolarmente interessato al nulla, al vuoto che è contrario del pieno. Sono personalmente attratto da una fotografia ‘di ricerca’, del pensiero, del sentimento e della poesia. Le mie immagini non vogliono essere documento ma invenzione, o meglio espressione di mie emozioni comunque sempre positive. Ciò che più conta non è la realtà fissata nella fotografia ma l’emozione suscitata, la capacità di impadronirsi di un aspetto poetico, immaginario, di recuperare un frammento di tempo e sintetizzare tutto ciò nell’immagine. Nell’arte in cui viene usata la tecnologia, ‘artista’ può dirsi colui che riesce ad utilizzare l’essenza della tecnica e le sue trasformazioni per personalizzare ed esaltare il suo pensiero e la qualità della propria immagine”.

Giorgio Cutini

Premio-gentile-2007-2008-2009

Il Gentile da Fabriano. Tre anni di premio 2007-2008-2009

Fabriano 2010

Nel settimo de ” I Quaderni del Gentile” sono raccolti i contenuti e i dati essenziali delle ultime tre edizioni del Premio nazionale Gentile da Fabriano, la XI (2007), la XII (2008) e la XIII (2009). Il Premio ha conservato negli anni le sue caratteristiche: inalterato il gruppo degli sponsor, Ariston Thermo Group, Cartiere Miliani Fabriano, Fedrigoni Group, Faber Spa, Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, come pure quello degli enti pubblici che, fin dalla I edizione, danno il patrocinio alla manifestazione, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero per i Beni e le Attività culturali, Comune di Fabriano, Regione Marche, Provincia di Ancona.
Organizzato dall’Associazione “Gentile Premio”, presieduta dal geom. Enzo Carnevali, ne è direttore il sottoscritto. Presiede la Giuria, a partire dalla XIII edizione, il prof. Stefano Pivato, nuovo rettore dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, che continua l’impegno e il rigoroso lavoro svolto con perizia e lungimiranza dal prof. Giovanni Bogliolo, già rettore nello stesso Ateneo, negli otto anni di presidenza della Giuria.
A partire dalla XI edizione il Premio ha modificato tuttavia la sua struttura, che si articola ora in quattro Sezioni nazionali: Vite di italiani; Carlo Bo per l’arte e la cultura; Economia, impresa e società; Scienza, ricerca e innovazione. Le Sezioni fanno riferimento ad ambiti ben definiti, ma la loro ampiezza e la generalità di una di esse, Vite di italiani, consentono alla Giuria di aprire lo sguardo su ambiti e personaggi rappresentativi dei più diversi campi di impegno e di ricerca. Nelle tre edizioni abbiamo incontrato figure significative della cultura e dei mondi vitali in cui si articola la “forza” dell’operosa società nazionale ed abbiamo cercato di dare valore all’intelligenza, al lavoro e alla creatività. Lo abbiamo fatto con libere scelte, rispettose solo del valore del merito, con lo stile “appreso” dal Sen. Carlo Bo, che ha fondato il Premio nel 1997 e ne ha guidato le prime cinque edizioni con l’autorevolezza che ha contraddistinto tutta la sua esperienza intellettuale e civile.
Il Premio è nato con l’obiettivo di far incontrare, nel nome di un grande artista, universalmente noto ed apprezzato quale è Gentile da Fabriano, attraverso i “soggetti” coinvolti nell’iniziativa e le figure stesse dei premiati, realtà differenti: l’esperienza culturale ed artistica, l’economia e l’impresa, la scienza e l’innovazione, la vita istituzionale e sociale. Si tratta di esperienze e contesti molto importanti, che è bene riconoscere in una visione d’insieme, espressioni positive che sinergicamente possono dare il senso di una “comunità” in ricerca verso gli obiettivi, i significati e i valori perenni della vita individuale e collettiva.
L’altorilievo scultoreo di Valeriano Trubbiani, Alato cavallo del gallo di Giano, riprodotto in ogni pagina del quaderno, continua ad essere l’emblema del Premio. Segnalo anche la presenza di alcune iniziative collaterali, che nel prossimo futuro potranno essere implementate, almeno questo è l’auspicio. Con la XI edizione (2007) è stata promossa la I edizione di “LiberArti”, mostra del libro d’arte dedicata alle pregiate edizioni “Unaluna”, e, con la XII edizione (2008), la mostra dell’artista veneto Pino Guzzonato, Carta e Scarto, entrambe tenutesi presso il “Museo della Carta e della filigrana” di Fabriano.

Muri-del-borgo

I muri del borgo. Giacomelli a Sassoferrato

Fabriano 2009

A Sassoferrato ci andavamo, a domeniche alterne, a trovare mia sorella, Rita, che abitava non molto distante dal centro, dove siamo stati qualche volta dopo pranzo, per una passeggiata che a volte si allargava fino a mostrarci luoghi meno frequentati dai giovani che affollavano i bar cittadini. Ho ritrovato qualcosa di quei luoghi nelle immagini contenute in questa cartella in cui il fotografo, mio padre, ci lascia soli, senza gli uomini, le donne, i ragazzi che s’incontrano normalmente, salendo dal borgo al castello. Dove sono tutti? Sembra quasi una passeggiata metafisica in cui l’assenza della vita umana ed animale non risparmia nemmeno i campi visivi allargati, in cui si vede l’intero borgo con gli occhi di Mario Giacomelli, di colui che è stato testimone dell’abbandono delle campagne marchigiane, e che per cinquanta anni ha fotografato la stessa collina, quella con la casetta bianca in cima e la terra attorno che dalla somiglianza ad un sofisticato ricamo passa all’analogia con il franare della vita umana.

Nelle immagini che abbiamo sotto gli occhi, le ombre che si allungano sui muri sono quelle della natura, vi si attaccano come le piante e la luce taglia il grigio della strada vuota ed esplode da dietro i cespugli, penetra i portici e dall’arco si getta sulla piazza. Giacomelli non è un fotografo, i fotografi congelano tramite macchina un attimo che si crede irripetibile, mentre Giacomelli, tramite macchina, dà un infinito spazio vitale a immagini che nascono dal “flusso traumatico del tempo” e questo si vede anche nelle immagini di questo libro, che non sono quelle a cui siamo stati abituati da Giacomelli. Sono immagini di Sassoferrato, ma alla realtà del soggetto l’artista aggiunge altra realtà, il ritratto delle sue idee, se stesso, creando la possibilità di dialogo incessante e rigenerabile, tra immagine, colui che la guarda e autore. Queste foto mi fanno pensare ad un colloquio semplice con le genti di questo borgo, che non vediamo qui ritratte, perché in verità il fotografo artista si rivolge sempre all’umanità, che in tanta parte cerca oggi di recintare la città contro il solo concetto di natura, in difesa dei loro (nostri!) ritmi inumani, non accorgendosi di venire sopraffatti da questa auto-emarginazione e dal volere a tutti i costi un indebita distanza dal passato. Ma la fotografia è memoria, e più che di documento dovremmo parlare di traccia, perché, come diceva Giacomelli, “nessuna immagine può essere la realtà, perché la realtà ti capita una volta sola davanti agli occhi”.

Qualcosa del genere lo scriveva Cesare Pavese, autore che l’artista-fotografo ha letto e riletto: L’immagine è spirito, materia, tempo, spazio, occasione per lo sguardo. Tracce che sono prove di noi stessi e il segno di una cultura che vive incessantemente i ritmi che reggono la memoria, la storia, le norme del sapere (Mario Giacomelli). Anche se può non sembrare, ci sono in queste immagini certi temi cari a Giacomelli: la paura del degrado, della sofferenza, dell’abbandono. Dai resti archeologici, dalle finestre rotte attraverso cui si vede l’interno cedimento della casa, si intuisce il tempo dell’uomo che, pur tra ingegni e scelleratezze, non è nulla di fronte al tempo infinito e regolato della natura che invade e vivifica ogni cosa che l’uomo abbandona. Grazie a queste immagini mi torna in mente un’attitudine di mio padre, che tanto ha significato nella sua arte Egli riusciva a rendere grandi le piccole cose, ci riusciva scavando la materia in profondità, la caricava di quell’angoscia che nasce dagli interrogativi che l’artista si pone continuamente, fino a raggiungere il punto in cui tutto si assomiglia, in cui il tutto è uno soltanto: l’ospizio, i paesaggi, i ferri contorti, le vetrate rotte, i segni sulla spiaggia visti dall’alto, i muri, le macchie e le strade di Sassoferrato. Il fotografo, io e voi che leggete, siamo un’unica materia, accecata dal bianco della vita che divora ogni cosa, e, cuciti insieme, siamo, a formare una sola cicatrice nera, pronta a riaprirsi di fronte alle immagini e alle loro domande.

Simone Giacomelli (dalla Introduzione)

Premio-gentile-2002-2006

Il Gentile da Fabriano. Cinque anni di premio 2002-2006

Fabriano 2007

Il Premio nazionale Gentile da Fabriano raggiunge il decennale. Già un traguardo conseguito nella libera e rigorosa ricerca delle esperienze più significative, talora esemplari, che caratterizzano il plurverso orizzonte della società italiana degli ultimi anni. Nato con il Sen. Carlo Bo, che ne ha presieduto la Giuria nelle prime cinque edizione, fino al 2001, anno della sua scomparsa, il Premoi ha arricchito la sua struttura interna nelle edizioni 2002-2006, con nuove sezioni, sette nella decima edizione, ma comprensive del Premio per il decennale, conferito all’Oscar della scenografia, il maceratese Dante Ferretti. La Giuria, presieduta da Giovanni Bogliolo, Rettore dell’Università degli Studi di Urbino, ha conservato nell’insieme la sua composizione originaria, anche se con qualche integrazione, come pure non si è modificato il gruppo di sostegno e di sponsorizzazione, in virtù del quale il Premo ha potuto nascere e svilupparsi: Faber, Merloni Termosanitari, Cartiere Miliani Fabriano, Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana. L’altorilievo di Valeriano Trubbiani, Alato cavallo del gallo di Giano, rimane l’immagine e il dono del Premio, ma alla riproduzione argentea si è sostituita nelle ultime edizioni la bronzea. E’ rimasto identico anche il nucleo degli enti patrocinanti: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero per i Beni e le Attività culturali, Regione Marche, Provincia di Ancona, Comune di Fabriano.

Il Quaderno intende dar conto degli elementi essenziali che hanno segnato l’iniziativi negli anni più recenti, limitandosi alla pubblicazione delle motivazione dei Premi per le singole edizioni e per i singoli premiati, corredata da un’ampia documentazione fotografica. Avremmo voluto riproporre gli interventi pronunciati in occasione della ceimonia di premiazioni, ma poi, considerate le loro differenze e difformità, abbiamo preferito non farlo, e riserveremo magari ad essi uno dei prossimi quaderni. Il Premio, mosso da un’intenzione realizzativa, creare un’occasione perchè tre ambiti vitali della realtà regionale e nazionale, quelli della cultura, dell’impresa e delle istituzioni pubbliche, potessero trovarsi accomunati in una sinergica compresenza, ha tenuto viva questa sua finalità, che andrà corroborata con iniziative e manifestazioni collaterali. Intervenendo con brevi parole all’inizio della terza edizione, Carlo Bo faceva una previsione positiva: ” Con una Giuria più che degna di rappresentare la cultura e la società italiana, il Premio nazionale Gentile da Fabriano potrà diventare un altro nume nel cielo composito delle Marche”.

Non sta a noi dire se abbiamo realizzato questo obiettivo o se stiamo percorrendo la via che porta in quella direzione, certamente non abbiamo lesinato l’impegno e il rigore per renderlo possibile, proprio secondo lo spirito e lo stile che caratterizzava il modo di fare dell’illustre intellettuale ligure, oltre che la sua stessa inimitabile ricerca letteraria ed umanistica. L’opera dell’artista che dà il nome al Premio è stata riproposta nel periodo aprile-luglio 2006 dalla storica mostra voluta e realizzata dal Sen. Francesco Merloni, che ha mostrato ancor più, i ragione della straordinaria eco della critica e dell’enorme afflusso di visitatori, la grandezza e l’originalità di un percorso pittorico universalmente apprezzato. Una così grande creatività e perfezione rappresentativa è, per il Premio stesso, motivo di stimolo per una ricerca di assoluta qualità, un ideale regolativo che ne orienterà il carattere anche nel prossimo futuro.

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Renzo Armezzani, Il terzo servo

Fabriano 2004

Cosa abbiano fatto i servi quando seppero che il Signore stava per tornare, la parabola non lo dice, ma che sapessero del ritorno prossimo è fuori di dubbio; i signori preannunciano sempre la loro venuta. I primi due avevano guadagnato – i denari s’erano raddoppiati – e stavano al sicuro; potevano quindi rivestire i soliti panni da lavoro, e non prepararsi: i traffici fortunati li rendevano graditi, e le mani callose risplendevano d’oro. Ma il terzo servo? S’avvertiva nudo, forse, e lo sguardo del Signore avrebbe presto frugato; non c’era niente di solido in lui, come creatura d’aria e di vento. Il denaro ricevuto l’aveva sotterrato perché non lo rubassero; non sapeva trafficare, lui, e gli affari lo atterrivano, fustello tra le dure mani dei mercanti. Ma perchè ribellarsi, ed accusare? Questo non doveva farlo; e poi chissà se il vento sia proprio inutile, o non porti invece il sentore di paesi lontani e fiorenti e accenda desideri negli affaticati trafficanti. Ribellarsi ed accusare, proprio no; sperare, invece, assurdamente che nella buca il denaro affidato sia servito a qualche sconosciuto, umile abitatore della terra; e da questa speranza trarre forza per ricomporre in qualche maniera il proprio aspetto, vestirsi di panni leggeri, sia pure trasparenti, e pregare il Signore, quando verrà, d’essere misericordioso.

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Carlo Bo, Preghiera e poesia

Fabriano 2004

La raccolta di riflessioni che viene presentata offre al lettore un ricchissimo persorso, perchè suggestivo ed intelligente, commovente e creativo, aperto, dagli orizzonti illimitati. Ad accompagnarci, in questa singolare lettura, le pagine critiche di Carlo Bo e le immagini fotografiche di Mario Giacomelli. A circa tre anni dalla scomparsa di entrambi, questa pubblicazione acquista un valore anche simbolico e va ad accrescere il patrimonio di testimonianze che l’artista e l’illustre letterato ligure, con parsimonia e generosità, ci hanno lasciato. Si vuole così giustificare la ristampa ne I Quaderni del Gentile, per rinnovare la significativa divulgazione. La carrellata di poeti letti da Bo si sostiene sul filo delle suggestioni, non ha carattere cronologico o di metodo, non fa emergere cioè una ricerca intellettuale o solamente di senso, ma dimostra come la poesia e la preghiera si fondano insieme, partendo da quella ricerca d’assoluto, da quell’istanza di amore che certe sensibilità sanno incontrare, saziando sapientemente, attraverso la parola scritta, il proprio bisogno di verità là dove ogni limite umano non consente altro che un dialogo con Dio, che spesso non risponde. Ed è proprio da questa esigenza che emerge come la preghiera può avere la meglio sulla poesia e al contempo può includere tra i tanti, grandi autori come Vittorio Sereni, definito da padre David Maria Turoldo appartenente alla “famiglia di chi cerca”, cioè di colui che è tra coloro che non aderiscono o rinnegano ma aspettano. Ma anche l’attesa, investita di speranza dell’ateo o del non credente, è espressione di una fede, di una volontà di affidarsi ad una voce che sa ascoltare la nostra voce. I canti, alti, qui selezionati, lo possono rappresentare.

Premio-gentile-1997-2001

Il Gentile da Fabriano. Cinque anni di premio 1997-2001

Fabriano 2002

Raccogliamo, nel secondo de I Quaderni del Gentile, i contenuti di cinque edizioni, le prime, del Premio nazionale Gentile da Fabriano, fondato e presieduto dal Sen. Prof. Carlo Bo. I Premi possono rientrare nel capitolo della libera invenzione culturale. Ne sono eventuale prova le scelte che si operano, le figure dei premiati, il significato della loro esperienza intellettuale e civile. Il Gentile da Fabriano ha cercato un registro positivo e, in questo, la guida di Bo è stata esemplare, facendo prevalere lo stile suo proprio, libero e rigorosmente disinteressato. L’iniziativa nasce nel 1997 e deve la sua esistenza al generoso contributo di una fra le maggori industrie fabrianesi, la Faber S.p.A. Altri sponsor sono la Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana e la Fondazione dell’omonimo istituto di credito. Il Premio si avvale del patrocinio di: Presidenza del Consiglio dei MInistri, Ministero per i Beni e le Attività culturali, Giunta regionale delle Marche, Provincia di Ancona, Comune di Fabriano. Simbolo del Premio è l’altorilievo di Valeriano Trubbiani Alato cavallo del gallo di Giano. L’iniziativa muove da un’aspirazione e un obiettivo: tramite il riferimento ad un grande artista, universalmente noto e gloria della città, quale è Gentile, dare vita ad una manifestazione che possa rappresentare un orizzonte di senso differente, non certo separato, ripetto al movimento dell’impresa e del lavoro, fortemente presente e sviluppato del territorio. Con l’ambizione di stimolare un più solido legame tra esperienza culturale e realtà sociale. Proprio a tal fine, all’interno del Premio sono presenti tre ‘mondi’, che possono dialogare e trovare significativi punti di contatto. Innanzitutto, il mondo della cultura rappresentato, al più alto livello, dal Presidente della Giuria, Carlo Bo, Rettore dell’Universtà di Urbino e Senatore a vita per meriti clturali, ma anche dagli autorevolissimi membri della Giuria, oltre che, evidentemente, dai premiati. Vi è poi il mondo della produzione e dell’impresa, di cui sono espressione gi sponsor e gi imprenditori premiati nella sezione “Impresa e cultura nelle Marche. Il terzo mondo è costituito dalle realtà istituzionali, che danno il loro patrocinio al Premi, e dunque dal mondo politico. Tre ambiti, culture, impresa e istituzioni pubbliche, che possono maggiormente interagire e creare più ampie sinergie, per consolidare un rapporto che può aiutare ad affrontare con efficacia e senso di giustizia i problemi della società cmplessa, ai suoi diversi livelli. Il Premio è nato anche con l’obiettivo di sottolineare, in alcune sue forme significative, l’impegno e il valore della vita sociale e culturale delle Marche, regione -ha affermato Bo – da portare ad esempio delle altre regioni italiane, ed una delle più riconosciute sul piano delle risorse imprenditoriali. La prima edizione del Premio comprendeva tre sezioni: “Italia”, “Marche”, “Giovani”. Successivamente, nel 1999, con la terza edizione, viene inserita una nuova edizione: “Impresa e cultura nelle Marche”. Nel 2001, per onorare la memoria di Carlo bo, è istituito il Premio speciale Carlo Bo per la poesia. Con la sesta edizione 2002 nasce poi la sezione “Fabriano”. Allo stesso tempo, la sezione “Giovani” viene ad assumere una fisionomia più definita, trasformandosi in sezione “Opera prima. Il Premio comprendeva ora cinque Sezioni: “Italia”, “Marche”, “Impresa e cultura nelle Marche”, “Fabriano”, Opera prima, e il Premio speciale Carlo Bo per la poesia. La Giuria è presieduta, dopo la scomparsa di Carlo Bo, dal Prof. Giovanni Bogliolo, Rettore dell’Università di Urbino. Il Quaderno contiene le motivazioni con cui sono stati assegnati i riconoscimenti, uno scarno repertorio fotografico e i testi degli interventi che alcuni tra i premiati hanno pronunciato in occasione della consegna del premio, sono quelli di Fausto Santeusanio, e di Nicola Panichi, Giuseppe Patella e Alvaro Barbieri, questi ultimi premiati nella Sezione “Giovani. Riteniamo che nell’insieme sia fornito un nucleo di informazioni e di dati utili ad identificare e conservare la parte essenziale del Premio, una iniziativa che intendiamo rafforzare e qualificare, in forza di quello spirito positivo sopra richiamato, assecondando così l’auspicio più volte espresso dal Sen. Prof. Carlo Bo

la-parola-che-distingue

La parola che distingue, memoria di Carlo Bo

Fabriano 2001

Il primo de I Quaderni del Gentile vuole essere un piccolo segno di riconoscenza per Carlo Bo, per l’onore e il prestigio che ha portato a Fabriano e alle Marche avendo accettato di presiedere la Giuria del Premio nazionale Gentile da Fabriano nelle sue cinque edizioni. Gli interventi di Sergio Zavoli e Giancarlo De Carlo sono stati pronunciati in occasione della cerimonia conclsiva della V edizione del Premio (6 ottobre 2001), assegnato, tra gli altri, all’illustre architetto ligure. Vi sono poi le parole di commiato di Giovanni Bogliolo, nuovo Rettore dell’università di Urbino, il ritratto di Nando Filograsso, la poesia di Eugenio De Signoribus e la nota di Silvia Dolciami che sottolinea alcuni aspetti del magistero umano e intellettuale di Bo. Ci mancherà la sua guida inimitabile, il segno profondamente umano del discorso semplice e fecondo, ma il rigore e il senso di una ricerca libera e creativa che ha saputo trasmetterci ci sosterranno nel prosieguo di una manifestazione iin cui credeva e che, in più di una occasione, aveva raccomandato di rafforzare e di consolidare secondo lo spirito di iniziativa, la simpatia naturale, la tenace volontà di fare che egli apprezza nel cielo composito delle Marche,  “una terra – diceva – da portare ad esempio delle altre Regioni italiane”.

LE CARTELLE DEL GENTILE

A cura di Galliano Crinella

Omaggio a Sandro Trotti

Fabriano, 12 ottobre 2019

la Cartella del Gentile / 06,
curata da Galliano Crinella,
è dedicata a Sandro Trotti,
vincitore della XIX edizione 2015
del Premio nazionale Gentile da Fabriano nella Sezione Vite di italiani

contiene gli scritti di

Franco Solmi
La trasgressione dell’innovatore

Gabriele Simongini
Il disegno come anima mundi

Carmine Benincasa
La materia del sublime

Alberto Moravia
Il segno erotico

Eugenio Battisti
L’impulso emotivo e visionario

e la xilografia di Sandro Trotti
Armonie della linea
tirata a mano da Sandro Pazzi
e firmata dall’autore

la cartella viene stampata
presso la Tipografia Garofoli di Sassoferrato
nel mese di novembre duemiladiciannove
su Carta Fabriano Rosaspina 220 gr
prodotta da Fedrigoni Spa

in 100 esemplari numerati
da 1/100 a 100/100
e 50 esemplari numerati
da I/L a L/L

a tiratura eseguita la lastra è stata biffata

composizione grafica di Daniel Salvatori

Omaggio a Tullio Pericoli

Fabriano, 10 ottobre 2015

La Cartella del Gentile/05,
curata da Galliano Crinella,
è dedicata a Tullio Pericoli,
vincitore della VII edizione 2003
del Premio nazionale Gentile da Fabriano,
nella Sezione Arte e cultura.

Contiene gli scritti di Tullio Pericoli
Il tavolo del re,
Fabrizio D’Amico
L’arte del paesaggio sulla tela infinita di Tullio Pericoli,
Goffredo Fofi
Quanto pensiero nella mano,
Giuseppe Montesano
Paesaggi reali e sognati

e le opere di Tullio Pericoli:

Autoritratto, matita su carta,
Sopravena, olio e inchiostro su cartone.

Omaggio a Ennio Morricone

Fabriano, 11 ottobre 2014

La Cartella del Gentile/04,
curata da Galliano Crinella e Massimo Cardinaletti,
è dedicata a Ennio Morricone,
vincitore della XV edizione
del Premio nazionale Gentile da Fabriano
nella Sezione Carlo Bo per l’arte e la cultura.

Contiene il testo di Ennio Morricone
Comporre per il cinema: un manifesto,
l’intervento di Giuseppe Tornatore
Il segreto di Ennio Morricone,
una partitura inedita di Ennio Morricone,

un disegno di Claudio Fuiano,
la dedica di alcuni compositori,
la nota di Massimo Cardinaletti
Un’opera musicale straordinaria.

Omaggio a Mario Giacomelli

Fabriano, 12 ottobre 2013

La Cartella del Gentile/03,
curata da Galliano Crinella e Simone Giacomelli,
è dedicata a Mario Giacomelli,
vincitore della I edizione
del Premio nazionale Gentile da Fabriano
nella Sezione Marche.

Contiene il testo di Mario Giacomelli
Il mio racconto fotografico,
un testo manoscritto di Mario Giacomelli,
la poesia di Mario Giacomelli
Abbassare gli occhi,
l’autoritratto di Mario Giacomelli,
la nota di Simone Giacomelli
Vivo il ricordo di mio padre.

Omaggio a Giovanni Raboni

Fabriano, 13 ottobre 2012

La Cartella del Gentile/02,
curata da Galliano Crinella,
è dedicata al poeta Giovanni Raboni,
vincitore della VII edizione
del Premio nazionale Gentile da Fabriano
nella Sezione Carlo Bo per la poesia.

Contiene il testo di Giovanni Raboni
Perché scrivere poesie, oggi,
il sonetto di Giovanni Raboni
Sono quello che eravate,
l’opera, gentilmente concessa, di Tullio Pericoli
Ritratto di Giovanni Raboni, matita su carta,
la Nota di Rodolfo Zucco,
Per un sonetto manoscritto di Giovanni Raboni.

Per il centenario di Carlo Bo

Fabriano, 15 ottobre 2011

La Cartella del Gentile/01,
curata da Galliano Crinella,
è pubblicata per il centenario della nascita
del Sen. Prof. Carlo Bo,
in occasione della XV edizione
del Premio nazionale Gentile da Fabriano
da lui fondato nel 1997.

Contiene il testo di Carlo Bo,
Piero Bigongiari, Oreste Macrì e l’ermetismo,
la poesia di Eugenio De Signoribus,
Dialogo,
e l’incisione all’acquaforte di Raimondo Rossi,
Omaggio a Carlo Bo.

FUORI COLLANA

Per un omaggio a Carlo Bo

Venti anni fa si spegneva Carlo Bo, una delle voci più autorevoli della cultura europea del Novecento, un secolo che ha percorso per intero lasciando un insieme rilevante di studi, saggi ed interventi che caratterizzano la sua inimitabile personalità di critico letterario e fine intellettuale, in grado di parlarci ancora oggi con un linguaggio profondo, ricco di stimoli e di salutari provocazioni. Già in età avanzata Bo accolse, nell’ormai lontano 1997, la mia proposta di dar vita al Premio nazionale Gentile da Fabriano, in una città martoriata dall’evento sismico che colpì le Marche e l’Umbria, e di presiederne la Giuria, cosa che fece nelle prime cinque edizioni fino alla sua scomparsa nel 2001, di cui ricorre quest’anno il ventennale. Il Premio 2021, giunto alla sua venticinquesima edizione, viene dedicato al Sen. Carlo Bo e coincide anche con il centodecimo anniversario della nascita. Nella coincidenza di queste tre ricorrenze, promosso dall’Associazione Gentile Premio, il Premio, per onorarne la memoria, pubblica, in collaborazione con l’editrice urbinate QuattroVenti, il volume Per un omaggio a Carlo Bo e, insieme con questo, una nuova edizione del suo volume del 1979, Don Mazzolari e altri preti, con l’introduzione del Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e corredata da pregevoli incisioni del maestro d’arte Renato Bruscaglia. Il volume contiene nella prima parte, presentati da Paolo Di Stefano, alcuni scritti di Bo riferiti ad aspetti significativi del suo ampio e illuminante magistero intellettuale, ad alcuni filoni e temi che potrebbero essere un buon viatico per chi volesse approfondire o soltanto entrare nel suo ininterrotto diario, nella lettura di autori classici e moderni, italiani, francesi o spagnoli, in quel libero e approfondito confronto con la contemporaneità che ha tenuto aperto in tutta la sua vita. La selezione di testi di una così ampia produzione, quale è stata quella dell’autore di Letteratura come vita, è operazione difficile e complessa, considerato anche che i suoi scritti sono ora ad ampio respiro ora elaborati in forme estremamente sintetiche, se pur sempre caratterizzate da una coerente tenuta del discorso aldilà della varietà dei temi che affronta. Intendiamo inoltre far emergere la dimensione morale che Bo tiene ben viva nella rappresentazione del cosiddetto “tempo minore”, il tempo disperso della nostra quotidianità, riferimento obbligato per il “tempo maggiore”, il tempo delle ragioni profonde dell’esperienza personale. E, ad un tempo, evidenziarne l’inimitabile scrittura e la profondità delle indagini, lo stile esemplare che molte generazioni di letterati hanno apprezzato e da cui hanno tratto ispirazione. Tutto ciò è avvenuto nonostante la sua infinita capacità di ascolto e i proverbiali silenzi, come sintesi di tutte le parole, definiti così dalla tradizione pitagorica: “Il sapiente non rompe mai il silenzio se non per dire una cosa più importante del silenzio”. L’insieme degli scritti è suddiviso in più sezioni. Le prime e più estese sono riservate agli anni fiorentini, all’idea di letteratura, al rapporto tra letteratura e società, alla lettura 9e allo scandaglio critico di alcuni grandi poeti e scrittori. Altre sezioni contengono le sue riflessioni sulla condizione storica del cattolicesimo, sul primato dello spirituale insieme con il costante appello alla nozione di carità che egli vede incarnata nella figura di Francesco, nello straordinario messaggio umano e cristiano del santo di Assisi. Il rapporto tra cultura e politica è costante in Bo ed abbiamo inserito alcune sue brevi considerazioni sul tema. Non potevano mancare poi alcune delle sue appassionate ‘dediche’ ad Urbino, alla “città dell’anima”, la città di elezione in cui ha lasciato segni indelebili, primo fra tutti, la promozione, la costruzione e l’eccezionale guida dell’Università, facendone un centro di eccellenza nello studio e nella ricerca. Le ultime sezioni accolgono confessioni e bilanci attorno alla sua vita, con forti accenti pessimistici, anche attraverso le interviste che ci consegnano altri elementi vitali della sua intelligenza dei fenomeni letterari, religiosi e politici, della sua originale ricerca intellettuale. “Il libro continuo di Bo può essere ritagliato in qualunque sua parte”, ha affermato Mario Luzi. Ci sembra che questa acuta intuizione del poeta toscano possa confermare la nostra convinzione che anche una piccola raccolta di scritti, quale è quella che riproponiamo, può darci una traccia importante dell’indimenticata lezione del Sen. Carlo Bo, dell’inesauribile capacità di interrogazione e della fecondità del suo pensiero. Alla parte riservata agli scritti di Bo se ne aggiunge una seconda, Artisti per Carlo Bo, in cui troverete, disposte nell’ordine alfabetico dei loro autori, le opere grafiche e fotografiche di venticinque artisti dedicate a Bo. Riteniamo che questa parte sia molto importante non solo per l’autorevolezza degli artisti ma anche per le attenzioni che Bo ha costantemente rivolto alla creatività artistica intesa come modalità privilegiata di espressione umana. Un ringraziamento particolare agli artisti, agli eredi per quelli tra di loro scomparsi, per la disponibilità e la condivisione dell’iniziativa editoriale. Con loro desidero dire grazie agli eredi di Mario Giacomelli e a Tullio Pericoli, autori delle pregevoli opere inserite all’interno del testo. Un vivo ringraziamento alla Famiglia Bo e al Prof. Giorgio Calcagnini, Rettore dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” che dà il proprio patrocinio al Premio. Il piccolo capitolo dei ringraziamenti non può naturalmente non richiamare il contributo essenziale, direi decisivo, dell’Azienda Diatech Pharmacogenetics, del suo fondatore e Presidente Fabio Biondi, di Maria Luisa Biondi e, con loro, dell’Azienda Fedrigoni che ha fornito, per il tramite di Gabriele Alfonsi, tutto il prezioso materiale cartaceo. Senza il loro sostegno l’iniziativa editoriale non avrebbe visto la luce. In questa occasione desideriamo ricordare gli enti che hanno reso possibile, nel corso degli anni, il Premio nazionale Gentile da Fabriano: Comune di Fabriano, Regione Marche, Fondazione Carifac, Faber, Cartiere Miliani Fabriano, ora Fedrigoni, Diatech Pharmacogenetics, Ueber. Un ringraziamento e un plauso dobbiamo rivolgere, infine, a Sandro Pazzi, Alfredo Bartolomeoli e Paolo Mazzoni che hanno lavorato assiduamente per la realizzazione della Cartella degli artisti.

Galliano Crinella

Carlo Bo, Don Mazzolari e altri preti

Capita anche al più umile dei cronisti di mettere insieme con il passare degli anni tante gallerie particolari, dedicate a speciali famiglie umane, insomma di scrivere un capitolo diviso in diversi paragrafi. Così è successo a me nelle funzioni di lettore pubblico, ritrovarmi senza averlo predisposto un certo tipo di libro, dedicato ai preti che scrivono o meglio ai preti che meglio sanno fermare l’attenzione dello spettatore comune. Il discorso porterebbe lontano e fatalmente dovrebbe confluire nel grande fiume caro a Bremond dell’umanesimo cristiano. Basta sfogliare l’indice di questo diario un po’ casuale, apparentemente involontario per sapere i miei gusti e che cosa ha di preferenza determinato le mie scelte. Anzi, è sufficiente mettere l’accento su don Primo Mazzolari per intendere il mio segno, che cosa abbia rappresentato sin dai miei più lontani anni della giovinezza il rapporto fede-letteratura. Don Primo aveva qualcosa in più, la luce della grazia, diciamo pure il sigillo della santità. Egli infatti rientrava di pieno diritto nei due campi, anche se quello dello Spirito Santo era straordinariamente più presente e fecondo. Per questa ragione è diventato quasi subito un simbolo, il simbolo della speranza in un mondo che scivolava sempre più verso la distruzione e il vuoto  dell’anima. Per molti anni la sua voce ci arrivava nuda ma inevitabile dalla sua piccola parrocchia della Bassa e noi sapevamo che alla fine avrebbe combattuto anche per noi. Certo, il discorso rischia di apparire forse troppo retorico ma non è così, quando diciamo che aveva lottato e non aveva rinunciato per noi, specialmente per noi, vogliamo significare che in quella lotta facciamo – sia pure abusivamente – rientrare la nostra tentazione letteraria, il vizio della lettura che troppo spesso abbiamo inseguito come evasione e privilegio. Ci salvava il suo amore per gli stessi scrittori che prediligevamo, per esempio il sapere che anche su quell’«argine» don Primo leggeva Bernanos lo prendevamo come una giustificazione e un’assoluzione. Ma proprio in quel momento eravamo in grado di registrare l’ampiezza e la profondità dell’abisso che separava la nostra letteratura dalla sua: in lui c’era il riscatto, tutto veniva trasformato e assolto. Per noi le cose stavano e stanno in ben altro modo epperò anche queste nostre letture sono letture di desiderio, confessioni di impotenza e testimonianze di ammirazione.
Un’ultima considerazione, dopo quella riguardante la formazione del libro, meglio la sua unità tematica: ne valeva la pena? erano scritti d’occasione degni di restare sepolti nei giornali? Gli amici Colla e Mosci hanno detto di no e alla fine mi hanno convinto anzi coinvolto, ma tengo a ribadire il primato dell’omaggio e della riconoscenza del lettore a questa famiglia di spiriti così diversi e nello stesso tempo così ugualmente servitori e esaltatori della nostra comune verità. Ringrazio gli amici che hanno raccolto il materiale e lo hanno ordinato.

Carlo Bo

Paolo Annibali, Quello che so. Chine su carta

Presentazioni di Galliano Crinella Giorgio Pellegrini e Paolo Annibali

L’occhio della mente

Siamo ben lieti di accogliere, tra le attività collaterali alla XXIV edizione 2020 del Premio nazionale Gentile da Fabriano, la Mostra di Paolo Annibali, Quello che so. China su carta, un evento che dà prestigio al Premio, ne arricchisce l’attività espositiva realizzata nel corso degli anni e si accompagna alla pregevole scultura dell’artista marchigiano, Piccola divinità, simbolo del Premio dalla XXII edizione 2018. Abbiamo promosso la Mostra in collaborazione con il Museo della Carta e della filigrana di Fabriano che ci ospita nella sua sede prestigiosa. Ringraziamo, per questa disponibilità, il Comune di Fabriano e il Direttore del Museo Giorgio Pellegrini.
Possiamo ammirare nell’esposizione venti disegni, tra le ultime opere della proficua produzione scultorea e grafica di Annibali che nascono da un forte impegno tecnico, da perseveranza, tenacia e bravura. Osservando i suoi disegni, scopriamo ogni volta qualcosa di nuovo nella sua intrigata e intrigante forma espressiva. Denotano la raffinatezza dei particolari, insieme con la profondità della visione, la “disciplina dello sguardo” con la fine sensibilità creativa e lo straordinario equilibrio dell’insieme: così, la sua arte, la sua “preghiera quotidiana”, così la definisce Annibali, sono un invito alla meditazione, anche quando passano ad analizzare l’immensamente piccolo e diventano un mondo da scoprire, come un intero universo, in un immaginario che appare non sempre facile a penetrarsi.
Ritengo che la rappresentazione di volti raccolti in tutta la loro individualità, di alberi lasciati a se stessi, di nature morte, siano qui a confermare che “la mano è la finestra della mente” (Immanuel Kant). Accade così lo straordinario dell’arte pittorica: far venire alla luce i segreti del visibile, la forma vera delle cose che si celano dietro a ciò che appare a prima vista. E’ un vedere più ricco, che coinvolge l’interpretazione e la conoscenza, allorché l’atto mentale spinge l’occhio a guardare in un altro modo e più in profondità. E allora colpisce la docilità con cui il segno si traduce in immagine, rivelando un dominio e una sicurezza assoluti, frutto della sapienza della mano e, in primis, della capacità di passare dal pensiero all’azione, dalla visione interiore al mondo della comunicazione visiva.

Galliano Crinella

Eros De Finis, Luigi Frappi, Sandro Pazzi, Giulio Santoleri, La bellezza della terra

Introduzione di Gualtiero De Santi, Fabriano-Urbino 2019

Se si prende un paesaggio di quelli descritti da Henry David Thoreau – in questo caso un paesaggio composto o anche soltanto riplasmato con parole e frasi, in termini banali scritto – si capisce come anche un’ordinaria e però ben ordinata passeggiata nei campi o l’andare su e giù per viottoli più o meno impervi, induca a pensare a un’unità del creato e in congiunzione a una rinnovata fiducia tra gli uomini e la natura. È la direzione ideale di un’architettura del paesaggio, quale oggi si racconta e quale è possibile ritrovare in esposizioni personali o collettive (la nostra compresa ) che si sobbarchino all’impegno di elaborare una cultura dello spazio (e del progettarsi nello spazio) in tutte le sue molteplici declina- zioni: ambientali e fisiche, ma anche percettive e metafo- riche, secondo una naturalità che respiri nello sguardo delle persone comuni e di quegli individui che si lasciano abbracciare dalla terra e dalla natura intavolando con esse un dialogo. Il momento di fissare l’assoluto che salva il tempo a fronte del suo degradare, diviene ricerca di un metodo formale ma altrettanto di ciò che è imprevedibile e che potrebbe condurre al mistero che permane dietro la realtà. E in ogni caso, è l’artista che rivela il dinamismo latente delle forze naturali – il loro evolvere o all’incontrario declinare – esat- tamente nell’attimo in cui esse si fissino nell’istante della visione. Rispetto alla tradizione pittorica dei prosceni naturali – dal tratteggio realista all’espressionismo astratto che attinge alle fonti defigurate ad es. del surrealismo – la nuova arte paesaggistica può buttarsi a capofitto in medias res obbedendo alle suggestioni della mimesi, o al contrario lavorare di scorcio e di sintesi e prodigarsi in un’ostensione delle stesse figure ritmicamente modulate. Così si ha una immagine o un mannello di immagini che realizzando l’appello a uno spessore e a una durata, fanno passare da un imposto visivo ad una visione consapevole del rapporto che la natura intrattiene con chi la guardi. Infine la natura che ci circonda non permette che ci si collochi al di fuori dei suoi recinti.

Gualtiero De Santi

Ruoqi Tang, Essere

A cura di Galliano Crinella, introduzione di Maria Teresa Veneziani, Fabriano-Urbino 2018

Ho avuto l’onore di insegnare per due anni accademici, 2009/2010 e 2010/2011, Comunicazione e moda al Corso di laurea in Design della Moda dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” e porto con me l’immagine di un ragazzone che entra in classe: “Frequento il corso di design, ma sono interessato alla sua materia, vorrei assistere”. Ruoqi Tang rappresenta quella sintesi tra passione, talento e impegno senza la quale nessun grande sarebbe mai emerso. La moda è imprescindibile dall’idea di creatività e di show scintillanti, ma spesso si dimenticano i sacrifici, le ore interminabili a fare, rifare e perfezionare. Chiedetelo a Giorgio Armani che, instancabile, controlla ogni dettaglio; così Domenico Dolce & Stefano Gabbana fino all’ultimo momento della sfilata sono lì a ritoccare, tirare su. Ruoqi Tang, arrivato in Italia dalla Cina attratto dalla bellezza delle donne di Christian Dior, dice di aver capito recentemente che la moda, come l’arte, è ben più della perfezione estetica: “La ritengo  una delle tante strade per cercare la bellezza sublime, che è costruita da un eterno inseguire e il suo inevitabile fallimento. La mia creazione è semplicemente un’esistenza, residuo della combustione di questa bellezza, niente di più”.
Ruoqi sperimenta senza tregua. Indaga l’essenza femminile attraverso il tratto di pennarello, crea nuove forme. Le sue donne sono poetiche, leggiadre, ma mai superficiali. Catturano lo sguardo e creano empatia. Tang è un produttore seriale di disegni e progetti. Lo scopo è provocare un’emozione, quella della riscoperta della bellezza della tradizione rivista annullando le barriere tra Oriente e Occidente. Lo sforzo è quello di stabilire un metodo che indichi la strada verso nuovi orizzonti. Dalla proliferazione di ideogrammi nascono la  donna foglia, la donna pannello, la donna puzzle, la donna cerchio, la donna frutto, la donna drago, la donna sirena. Altre ancora si materializzano dalle macchie dipinte ad acquerello creando una sorta di dialogo immaginario con il Rinascimento e Botticelli fino a Pablo Picasso, Francis Bacon, Lucio Fontana, Oskar Schlemmer e  Keith  Haring.
Disegno gli abiti sospesi nel vuoto, immaginandoli in astratto e anche il prodotto finale” raccontava Rey Kawakubo, la designer giapponese che ha cambiato il concetto di moda contemporanea e rifiuta di essere considerata artista, definendosi pragmaticamente (o provocatoriamente) una business woman. <Verità> è una delle parole più amate da Tang.  E per un artista (o designer di moda?), verità significa proprio trovare se stesso.

Maria Teresa Veneziani
“Corriere della Sera”

Alfredo Pirri, Memoria di un tempo perduto, Opere 1976 - 2014

Scritti di Galliano Crinella, Giocondo Rongoni, Lycia Antognozzi, Sandro Pazzi, Fabriano-Urbino 2017

La ventunesima edizione del Premio nazionale Gentile da Fabriano annovera, tra le iniziative collaterali, l’esposizione di Alfredo Pirri, Memoria di un tempo perduto. Opere 1976 – 2014, che si tiene in un luogo signi cativo per la città di Fabriano, lo storico Museo della Carta e della ligrana, evento che si colloca bene all’interno del tema generale del Premio, Cantieri di marca. Non si può non sottolineare come l’opera scrupolosa e appassionata di Pirri, poliedrico artista fermano, sia riconducibile ad un vero e proprio cantiere di lavoro. Risaltano, nel Catalogo, le sue lunghe e minuziose ricerche visive, sviluppate in un quarantennio di silenzioso e appartato impegno creativo, centrato sulla variegata rappresen- tazione del vissuto quotidiano di quella realtà rurale che tanto lo affascinava e che ha saputo ampliare in una dimensione quasi onirica. Pirri si sofferma con insistenza sull’aia, la laborio- sissima piazza di famiglia della vita agreste dove tutto avveniva. Lì si contrattava, si faceva mercato, si radunavano i raccolti, lì i giovani si dichiaravano amore. Ma la scena è ancora più ampia. Vi sono le case, i campi, gli arnesi da lavoro, la vegetazione, gli animali domestici e gli uccelli, tutti riportati ad una ‘descrizione’ attenta e geometricamente articolata, riprodotti in una mirabile simbiosi collettiva. Carlo Bo, parlando della “città dell’anima”, così aveva de nito le Marche, come lui sapeva magistralmente fare, ha scritto: “In questo mondo tutto sembra fatto a posta per conciliare l’uomo con la natura attraverso un processo di scambi e di echi, di qui l’impressione di teatro, del miglior teatro possibile che sia stato concesso all’uomo di ieri. Per il fatto stesso di essere una terra separata, la sua storia ha seguito un ritmo ridotto rispetto al resto dell’Italia, ma è stato un ritmo che le ha consentito di durare più a lungo e in un modo più composto. Che è poi il ritmo della campagna e di conseguenza della civiltà contadina”. Civiltà che oggi ha lasciato il posto ad un teatro ben diverso, dove tutto sembra rispondere alle esigenze di una diversa economia e vita sociale, dove la fabbrica ha imposto le sue esigenze e le sue regole. Ed ha portato ad un’inarrestabile urbanizzazione, ad un quasi generale esodo dalla campagna alla città, dalla montagna e dalle aree collinari verso la costa e il mare. È lo sconvolgimento prodotto dall’industrializzazione, che ha modi cato il paesaggio rurale e reso del tutto marginale la cultura contadina. Allora, le opere immagini che di Pirri ci ricordano quel mondo e quella cultura, mettendone in evidenza alcuni dei tratti e degli elementi essenziali.

Galliano Crinella
Presidente del Premio nazionale Gentile da Fabriano

Mario Giacomelli, Giorgio Cutini, Eros De Finis, le mie poetiche marche

Scritti di Galliano Crinella, Gualtiero De Santi, Katia Migliori e poesie di Eugenio De Signoribus, Fabriano-Urbino 2016

Pubblichiamo qui le opere fotogra che presenti nell’esposizione di Mario Giacomelli, Giorgio Cutini ed Eros De Finis, Le mie poetiche Marche, che si tiene ad Urbino nella prestigiosa sede di Casa natale di Raffaello – Bottega di Giovanni Santi. Desidero, a nome dell’Associazione “Gentile Premio” e del Premio nazionale Gentile da Fabriano, porgere un sincero ringraziamento, per l’ospitalità e la preziosa collaborazione, a Luigi Bravi, Presidente dell’Accademia Raffaello, e a Innocenzo Aliventi, Presidente della Commissione artistica dell’Accademia.
Evento collaterale alla XX edizione del Premio, nell’esposizione trovano spazio fotogra e che esprimono differenti sensibilità artistiche, da quella ben nota, classica e possiamo dire universalmente conosciuta, giacomelliana, alla più recente, intensa e problematica di De Finis, attraverso quella innovativa di Cutini, uno degli eredi più originali della storica scuola senigalliese. Ad arricchirne motivi e proiezioni visive, il Catalogo pubblica i testi di Gualtiero De Santi e Katia Migliori insieme con due poesie di Eugenio De Signoribus. Siamo grati anche a loro, perché rendono possibile una signi cativa sinergia tra immagine e parola scritta.
La fotogra a, una delle arti del nostro tempo, è de nita “arte industriale”, ma non si può metterne in dubbio la potenziale valenza artistica, il suo porsi come luogo di invenzione, elaborazione formale e ricerca di senso. Uno dei maggiori esponenti della cultura loso ca moderna, Immanuel Kant, ha sostenuto che “non vi è arte bella in cui non si trovi qualcosa di meccanico”. La tecnica può divenire consustanziale al processo creativo, al di là
del sospetto che essa nisce con il provocare una progressiva disumanizzazione della progettualità innovativa. Lo sguardo fotogra co può aiutare la ricerca artistica a calarsi più direttamente nel mondo delle cose, nel vivo delle situazioni reali per una rappresentazione che possa vederne meglio, anche allusivamente o attraverso risoluzioni parziali, le inclinazioni e le interconnessioni.
Le Marche sono rimaste per lungo tempo come mute, quasi estranee al mondo. Forse perché, senza addentellati e perché “appoggiate, come sono, allo schienale degli Appennini stendono al sole i dolci colli e si accostano al mare per ricevere la carezza delle onde”, così Tullio Colsalvatico che riecheggia il Leopardi: “… le vie dorate e gli orti. E quinci il mar da lungi, e quindi il monte”. Eppure i suoi paesaggi, i suoi equilibri, le compresenze e le inimitabili armonie ne fanno un’espressione bella, forse unica, della vera Italia. E quale luogo migliore di Urbino, “il cuore delle Marche se vediamo la storia della civiltà attraverso il dominio delle arti” (Carlo Bo) e di Casa natale di Raffaello, per una nuova rappresentazione della terra dei sassi e del mare?

Galliano Crinella
Presidente del Premio nazionale Gentile da Fabriano

Eros De Finis, Alkeros

Scritti di Galliano Crinella, Eros De Finis, Katia Migliori e poesie di Umberto Piersanti, Fabriano 2015

Fare uno scatto è fermare un’immagine, è fotografare il passato. Dal punto di vista della fisica newtoniana non possiamo che affermare questo, ma se volessimo usare una chiave quantistico – metafisica, potremmo dire che non è necessariamente così, e che forse dovremmo ripensare alla scansione artificiale di un parametro chiamato tempo. Lo scatto diventa allora qualcosa che non ha né un prima né un dopo, fissa l’immagine nella memoria e rappresenta il prima, il dopo e il durante. Se riusciamo a pensare questo, in modo tale che l’immagine che scaturisce rappresenti l’interezza dell’unità atemporale, forse siamo sulla strada che ci potrà portare alla estrapolazione di un unico, irripetibile insieme che assume forma di vita. Una vita che prescindendo dal tempo che non avrebbe più significato nel nuovo mondo, permetterebbe ad ognuno, dalla sua angolazione e dal suo punto di vista, di trovare il suo contenuto. Il volto allora diventa anima e l’anima spirito e lo spirito esce dall’immagine e quello che guardando, ma ascoltando, respirando, toccando, intuendo, sognando, diventa reale.

Eros De Finis

Eriberto Guidi, Venezia. La nitidezza dei sogni

Scritti di Galliano Crinella, Eugenio De Signoribus, Daniela Simoni, Fabriano – Urbino 2014

Nel dedalo

Il dedalo d’indizi e di dettagli
un viaggio pare dentro un sogno
d’abbagli e turbamenti
tra làmine d’oro e buchi e crepe
tra resti e abbandoni… e solo un occhio
custode della vista prodigiosa…
dove ci fu vita umile e grandiosa
ora regna l’assenza
nella forma preziosa
delle cose ricreate…
vele di pece e scafi scuri
o ali di angeli caduti
sospesi sulla soglia dell’acqua
brulicante di riflessi perduti…
ma i lari domestici sui muri
e le tendine schiuse alla finestra
invocano un’anima dentro le case
oltre la ferita del tempo…
forse c’è ancora un respiro
all’uscita, al risveglio

Eugenio De Signoribus
(appunti per la foto-pittura di Eriberto Guidi, giugno 2014)

Passaggio di frontiera 1995 2004

Opere fotografiche, Fabriano-Urbino 2013

“La fotografia è il nostro mezzo privilegiato, con il quale esprimiamo la visione del mondo, i rimandi della memoria, i sogni e le ansie della nostra generazione. La vita psichica e relazionale, lo spazio esistenziale e le sue motivazioni interiori sono al centro del nostro interesse. Le nostre proposte sul linguaggio fotografico, espressione di libertà, sono legate ad una serie di esperienze, trasformate dall’autoanalisi collettiva in proprie motivazioni. Siamo impegnanti in un progetto di fotografia globale, tra realtà, astrazione e concetto, dentro la rete complessa delle informazioni che le immagini instaurano e che costituiscono l’elemento dinamico del nostro percorso. Operiamo con la fotografia le scelte funzionali all’uso ed al linguaggio, con le quali manifestiamo, nello spirito del tempo, i modi e le forme del comunicare per immagini. Siamo per la fotografia che nasce dalle emozioni e dall’intelletto, come un grido di risoluzione alla vita, espressione latente di un’idea che nella forma e nel contenuto è svincolata dagli obblighi del percorso della rappresentazione figurativa. Crediamo nella fotografia come espressione autonoma, come ogni cosa può esserlo nel rispetto delle reciprocità, slegata da ogni dominio strumentale dell’arte e dal suo progetto di utilizzo. … Cerchiamo le immagini che si fanno conoscenza e poesia, che dialogano con la parola per il reciproco accrescimento”.

“Passaggio di frontiera. Manifesto dei fotografi del “Centro Studi Marche”, Senigallia, 14/01/1995

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Mario Giacomelli. Il mestiere del fotografo d’arte

Fabriano 2013

Pubblichiamo qui quarantadue piccoli provini fotografici inediti di Mario Giacomelli, immagini minute dell’artista “che ha sconvolto canoni, stili, regole formali, convenzioni rappresentative, gusti estetici”. Le foto, dei primi anni novanta, ci conducono a Sassoferrato, l’antica Sentinum, la piccola città dell’entroterra anconetano in cui Giacomelli si recava con la famiglia nelle ricorrenti visite domenicali alla figlia Rita e al genero Gianni, alle nipoti Francesca e Katiuscia. E ne approfittava per tener dietro alla sua appassionata e mai appagata ricerca visiva, in un contesto architettonico e paesaggistico in cui ritrovava molti elementi di interesse. Lo sguardo del grande artista mette a fuoco obiettivi insoliti e si sofferma su edifici, pareti, muri, aree archeologiche, strade e paesaggi urbani. Un occhio attento può notarvi tuttavia la ben nota maestria del maestro senigalliese, dell’occhio che sa vedere in profondità, cogliendo segni rivelatori e carichi di storicità: un’ulteriore prova dell’amore che il grande artista ha profuso nei confronti di tutto ciò che ci circonda, la sua continua rappresentazione della vita che ha visto l’uomo attore e protagonista nel corso dei tempi.

Galliano Crinella
(dalla Introduzione al volume)

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Carlo Bo, Aspettando il vento

Fabriano 2011

Aspettando il vento fu accolto con accenti positivi dai quotidiani italiani e dalle riviste letterarie. Appare significativo quanto ne scrisse Giovanni Raboni: “Credo che qui si ritrovi il ‘vero’ Bo, l’instancabile profeta della ‘letteratura come vita’, il ricercatore spericolato e inflessibile di una verità critica che sia una verità comune nell’ordine del sapere umano e dell’impegno morale”. Cosa mi piace in questa scelta di articoli vari di Carlo Bo, testimone acuto del proprio tempo, si chiede Enzo Siciliano: “Me ne piace l’intelligenza, l’idea di una letteratura come espressione di una naturale libertà di spirito, l’ansia dominata e l’amarezza, l’aspro risentimento, non certo il cinismo per l’inanità di ogni tensione in chi vede naufragare dentro l’assurdo asservimento alle cronache qualunque slancio creativo, qualunque bisogno di verità”. Vittore Branca ne metteva in rilievo le istanze antistoricistiche e antipositivistiche, la ricerca di un “itinerario interiore di libertà e di salvezza, liberazione e salvazione. Un legame costruito ora attraverso lo studio di esperienze esemplari, di “elaboratori di spiritualità”, ora attraverso riflessioni dirette o improntate a quel singolare esistenzialismo religioso che è caratteristico di Bo”. Nel suo insieme, il volume si rivela bello e avvincente. E’ Mario Luzi ad osservare, nella sua lucidissima Introduzione, che esso mette in campo molte note dell’”estesa tastiera dello scrittore Carlo Bo, saggiata su parecchi temi con varia rispondenza, e che non potrebbe mai essere la disparità dei materiali a far sì che il discorso di Bo si disunisca; un libro di Bo è sempre una porzione del suo unico libro”, e questo “libro continuo” si può ritrovare in ogni sua parte. Anche Aspettando il vento è dunque una parte, e significativa, del libro continuo del grande e indimenticato maestro di studi e di vita.

Galliano Crinella (dalla Prefazione)