La Pattuglia Acrobatica Nazionale (“Frecce Tricolori”) compie oggi 60 anni

Il 12 ottobre 2018, il Premio nazionale Gentile da Fabriano, alla sua XXII edizione, veniva conferito alle “Frecce Tricolori”, orgoglio del tricolore italiano nel mondo. Intervenivano, nell’occasione, il Cap. Mattia Bortoluzzi, Pony 6, uno dei piloti più esperti, e il Gen. di Divisione Giorgio Baldacci, Capo del V Reparto dello Stato Maggiore dell’Aeronautica, qui nella foto. A seguire alcune parti del loro intervento.

CAP. MATTIA BORTOLUZZI: “E’ un privilegio rappresentare l’Aeronautica Militare, rappresentare l’Italia sia in Italia che all’estero, e questo ci rende veramente orgogliosi e ci dà una carica psicologica molto importante. I valori che vogliamo trasmettere non sono solo quelli della professionalità in quanto piloti dell’Aeronautica, e mostrare cosa questa sia in grado di fare, e con aerei tra l’altro italiani. Per questo rappresentiamo anche l’industria italiana. La nostra è una vera esperienza di squadra ed anche per questa ragione il Premio è molto sentito. Fare squadra è un obiettivo molto importante che cerchiamo di perfezionare ogni anno perché il nostro gruppo di piloti è in continua evoluzione. Ogni anno 1/2 nuovi piloti entrano in squadra e così questa si rinnova continuamente.

Vorrei ampliare un momento il concetto di squadra dicendo che questa non è costituita solo dei dieci piloti. Ci sono circa cento persone che, con il loro lavoro, ci permettono di volare e di esibirci in cielo. Siamo dei fortunati interpreti che riescono a continuare, a tramandare lo spartito che è stato scritto più di cinquant’anni fa. A volte parlare di squadra per noi diventa ancor più difficile perché è una cosa che abbiamo nel Dna. L’Aeronautica Militare ci insegna l’importanza e il valore della squadra, ci inserisce all’interno di un gruppo fin dall’età di 18/19 anni. Così per noi diventa tutto naturale. Questo spirito di squadra viene esaltato con le Frecce Tricolori, ma sostanzialmente tutti i gruppi dell’Aeronautica Militare sono costruiti alla stessa maniera.

Portiamo la nostra esperienza non solo attraverso le esibizioni, ma anche attraverso incontri e conferenze pubbliche. Quando dobbiamo parlare del valore della squadra, del teambilding, per noi diventa difficile perché è una cosa che abbiamo dentro. Sembra di parlare di cose ovvie. Ma in realtà non lo sono. Ringraziamo l’Aeronautica che ci ha fatto crescere con questi valori. La cosa più difficile che facciamo ogni anno è riuscire a tramandare le nostre esperienze e mantenere il livello di eccellenza che abbiamo raggiunto. E la cosa non è così semplice. Avendo alcuni piloti nuovi ogni anno, questi devono essere amalgamati all’interno del gruppo”.

GEN. GIORGIO BALDACCI “Noi siamo un’Aeronautica giovane, nasciamo nel 1923, ma già nel 1929 diamo vita a Campoformio, in Friuli, alla prima scuola di alta acrobazia. Sostenuto dal fondatore Italo Balbo è esattamente questo: mai più prime donne. Prime donne sono quelle che hanno fatto i record, quelli che volano da soli, quelli che fanno la trasvolata da soli, che fanno i record di velocità, i record d’altezza. Ma noi stiamo cercando una forza armata e quindi l’ordine di servizio è di volare in coro, volare insieme. E questa scuola nasce proprio per insegnare ai piloto come volare tutti quanti insieme. E allora perché l’acrobazia? L’acrobazia è fondamentale perché non tutti i nostri voli sono voli di pace. Al di là del fatto che è molto bello assistere alle manifestazioni aeree delle Frecce Tricolori, ahimè talvolta troviamo qualcuno che potrebbe abbatterci.

E allora chi è veramente padrone delle manovre acrobatiche, chi è in grado di farle in contesti non propriamente pacifici ha molte più possibilità di sopravvivere. E’ qui la famosa tradizione degli assi della prima guerra mondiale, uniti chiaramente ad un primato sportivo. La stampa del tempo riuniva negli assi gli assi sportivi e gli assi della caccia della prima guerra mondiale. Ed asso era colui che abbatteva cinque velivoli. Il nostro Francesco Baracca, caduto nelle sue ultime missioni, ne abbatté trentaquattro e per questo fu chiamato l’asse degli assi. E’ da lì che noi veniamo, che prendiamo le nostre tradizioni, che continuiamo il nostro lavoro costante per poter essere all’altezza della situazione. Questo è un fattore estremamente importante sul quale noi, alla fine, lavoriamo tutti i giorni dell’anno”.

 

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